martedì 26 gennaio 2010

Milarepa


Mila nacque nel 1051 a Kyagnatsa, un piccolo villaggio Tibetano situato al confine con il Nepal.
Suo padre morì quando egli aveva solo sette anni e, da quel momento, tutte le proprietà di famiglia caddero sotto il controllo degli avidi zii, che trattarono Mila e la madre come schiavi.
La madre di Mila accumulò immenso rancore e, non appena suo figlio fu abbastanza grande, vendette la metà di un piccolo campo che possedeva affinché potesse fuggire e recarsi a studiare magia nera. La sua speranza era quella che questa arte gli avrebbe conferito la capacità di vendicarsi dei parenti.
Il giovane Mila apprese rapidamente dal lama Yungtun-Trogyal come guidare le potenze della distruzione e le utilizzò esaudendo i desideri dalla madre: evocò demoni e suscitò svariate catastrofi che portarono velocemente alla rovina il villaggio ove vivevano i suoi parenti, causando così la morte di molte persone.
Il suo maestro di magia nera, trovatosi per la prima volta a confrontarsi con una tale distruzione, rimase scioccato e, comprendendo la natura negativa dei suoi insegnamenti, lo mandò via affinché potesse trovare qualcuno in grado di insegnargli come neutralizzare il karma negativo accumulato attraverso la pratica della magia nera.
Così egli divenne allievo di un lama della scuola Nyingma, che presto, però, lo indirizzò a Marpa, il famoso lama traduttore. Fu così che, all'età di 38 anni, Mila divenne allievo del grande traduttore Lotsawa Marpa, il quale gli concesse di restare nei suoi terreni, ma si rifiutò di ammetterlo tra i suoi studenti e di concedergli qualsiasi insegnamento.
Per sei anni Mila venne trattato come un servo e gli fu ordinato di svolgere lavori che mettevano alla prova il suo fisico con difficoltà insostenibili. Gli fu addirittura ordinato di costruire e distruggere ripetutamente una torre di nove piani. Non lasciandosi scoraggiare dai progetti alquanto mutevoli di Marpa, Mila riuscì a completare il lavoro (e la torre da lui costruita svetta tuttora in Tibet).
Giunse la fine degli anni di lavoro, durante i quali il karma negativo di Mila venne esaurito grazie al duro comportamento del suo insegnante Marpa, che poté finalmente iniziare ad istruirlo. Lo preparò velocemente ad una vita di meditazione solitaria e lo mandò a meditare in totale isolamento per un anno nelle caverne d'alta montagna.
A Mila venne trasmesso il potere del calore miracoloso (gtum-mo), che consente di non usare vesti di lana: da quel giorno gli fu dato il soprannome di re-pa ("vestito di tela").
A Mila venne trasmesso il potere del calore miracoloso (gtum-mo), che consente di non usare vesti di lana e così da quel giorno egli prese il soprannome di re-pa (vestito di tela).

"In una notte gelida d'inverno, coloro i quali si ritengono capaci di superare con successo la prova, sono condotti sulla sponda di un fiume o di un lago; se tutti i corsi d'acqua della regione sono gelati viene praticato un foro nel ghiaccio. Viene scelta una notte di luna con forte vento, cosa non rara in Tibet nei mesi invernali.I neofiti siedono nudi sulla terra e dei teli vengono immersi nell'acqua ghiacciata: ogni uomo si avvolge in uno di essi e deve farlo asciugare sul proprio corpo. Non appena il telo è asciutto viene di nuovo immerso nell'acqua e la cerimonia va avanti fino allo spuntare del giorno. Alcuni teli sono piccoli come asciugamani per il viso ed altri sono grandi come scialli. La regola prevede che si debbano asciugare almeno tre teli per essere autorizzati a portare le insegne di esperto nel calore miracoloso." ( A. David-Neel)

"Crescevano molte ortiche e c'era dell'acqua eccellente: le ortiche mi fornivano un tessuto per il riparo esterno del corpo ed una farina senza sapore per il nutrimento interno. Così il mio corpo diventò simile ad uno scheletro, la pelle prese il colore dell'ortica e la consistenza della cera ed anche i peli divennero ispidi, verdi. Tutte le mie ossa sporgevano e le mie membra stavano per staccarsi."

Milarepa si impegnò nella meditazione con ardore e devozione, sino a raggiungere la completa illuminazione.

La storia di Milarepa fu scritta nel dodicesimo secolo dal suo discepolo Rechungpa, nel Tibet è molto conosciuta e ne esistono parecchie edizioni. Tutte si chiudono con la scena di Milarepa ormai vecchio ed in punto di morte, che riunisce i suoi discepoli e rivolge loro queste parole:

"Prestate dunque fede ed attenzione alla legge del karma che regola le cause e gli effetti: ricordatevi l'ignoranza dell'ora della nostra morte e i castighi della vita mondana. Coloro che sono pieni di desideri mondani non possono niente per la causa altrui e non giovano neppure a se stessi.

Giacché lo spazio è illimitato e le creature innumerevoli avrete sempre l'occasione di agire a vantaggio degli altri, quando sarete in grado di farlo. Cominciate con l'occupare l'ultimo posto, rinunciate alle vesti, al cibo e alla parola. Caricate il vostro corpo di fatiche e la mente di doveri."

venerdì 15 gennaio 2010

Un racconto


Frank

Avevo un compagno di classe. Si chiamava Frank. Era uno di quei ragazzi PERFETTI: alto, bel fisico, intelligente, ben educato, molto maturo e decisamente brutto. Il sogno di ogni madre.
Aveva la media del 10 e tutti gli anni usava regalare, per la festa della donna, le mimose per ogni compagna e ogni professoressa. Noi avevamo soprannominato quell’evento come il “Leccaculo Day”. Anche perché le nostre compagne di classe erano più simili a buttafuori nani incazzati che a dolci donzelle meritevoli di doni floreali. Regali adatti avrebbero potuto essere delle clave, delle mazze chiodate o dei trichechi impagliati da tirare a lucido.
Comunque sia, il nostro amato protagonista, per i cinque anni delle scuole superiori non prese mai voti al di sotto del nove, rimase seduto sempre attaccato alla cattedra e non saltò mai un giorno di scuola. Qualcuno cominciò a sospettare che fosse un cyborg.
Inutile dire che non avesse l’ombra di un amico e che le parole:
vagina, sesso, divertimento e follia non facessero parte del suo dizionario.
Io non gli parlai mai, almeno per i primi tre anni. Provavo una specie di ribrezzo misto a paura per le forme di vita non ancora conosciute.

Ho un ricordo in particolare: un giorno dell’ultimo anno, in inverno, arrivando a scuola vidi tutti gli alunni fuori dai cancelli. Qualcuno mi disse che i termosifoni erano spenti e così si scioperava perché faceva troppo freddo. Personalmente, non poteva fregarmene di meno, così proposi di andare in un bar. Mentre esponevo la mia aristotelica tesi, vidi Frank varcare i cancelli della scuola in solitaria e dirigersi in classe, come un giovane Napoleone sotto i cieli di Parigi. Cori di “buuuuu” e fischi si levarono in tutta la provincia e Frank borbottò:
- Siete solo capaci di queste cose futili!
Nessuno aprì bocca perché nessuno, in realtà, conosceva il significato del termine “futili”. Però, quel pomeriggio, furono quattro ragazzi a spiegare a Frank il significato di “rissa per strada”. Da quel giorno qualcosa s’incrinò nella linea perfetta della vita di Frank.

Dopo un paio di mesi ci fu la gita. Le tre classi dell’ultimo anno, insieme, a Budapest. Le promesse di mettere a ferro e fuoco la città si sprecavano e ognuno voleva rendere indimenticabile quell’ultimo viaggio in comitiva.

Partimmo presto, ore 5:00. Destinazione Salisburgo per la prima notte e poi via verso Budapest. Qualcuno si presentò già ubriaco e io m’innamorai appena salito sul pullman. Una rossa bellissima.
Il mattino è fatto per dormire. E’già così difficile fare qualunque cosa, figuriamoci innamorarsi.

La sera uscimmo tutti insieme: un gregge di pecore belanti. Finimmo in un locale semideserto e il proprietario, si destreggiò con tutta la compilation di Eros Ramazzotti. Mi assalì l’istinto di uccidere qualcuno, così mi girai verso il barman e dissi:
- Tua moglie è una puttana!
Lui, con un mezzo sorriso rispose:
- No pùtana. Drink drink!
Ok, ricevuto. L’importante era bere.
Scorsi Frank che non la smetteva di tracannare della doppio malto, mentre ci provava con una grassona dell’altra classe.
Un paio d’ore dopo eravamo in quattro a reggerlo lungo la strada verso l’hotel. Noi ridevamo come pazzi, mentre lui piangeva. Forse aveva visto Dio.
Un paio di prof ci udirono e uscirono dalle loro stanze:
- Come vi siete ridotti?! Andate subito in camera e vedete di fare piano. Domani ne riparleremo…
Scoppiammo a ridere all’unisono e lasciammo andare Frank che piombò a terra come un sacco di patate.
- Cadde come corpo morto cade. - recitò Marco, mentre noi continuavamo a ridere.
- Si può sapere che cosa gli avete fatto? – chiese una prof. Ovviamente, secondo le loro testoline così fini, se Frank aveva peccato, doveva essere colpa di uno di noi che, come il demonio, l’aveva condotto fuori dalla retta via.
- Niente prof, stia tranquilla. Ha solo bevuto un po’ troppo e non essendo abituato ora è un po’ a pezzi. Adesso andiamo tutti in camera e domani sarà tutto a posto. Lo prometto.
Il mio discorsetto pareva convincente, i miei compagni di sventura, supportarono il tutto annuendo seriamente.
- Ricordatevi che alle sette in punto si parte, avete tre ore di sonno. E domani verrete tutti e cinque a rapporto e non voglio scuse. Intesi?
- Intesi. - Fu la risposta unanime.
- E ora tirate su Frank e sparite!
Raccogliemmo il nostro compagno e andammo in camera a buttarci sul letto. Ci aspettava una giornata da schifo.
Poche ore dopo, vennero a svegliarci.

Approfittammo delle ore di viaggio per dormire un po’.
Arrivati a Budapest iniziammo a visitare la città. La prof non ci chiamò, forse anche lei troppo stanca, così, non appena ci lasciarono liberi per la sera, uscimmo portandoci Frank appresso. Finimmo in una bella birreria del centro, dopo aver ricevuto offerte di ogni tipo: dalla droga alle prostitute. Ci dicevano: - Italiani?, e noi – Si, italiani. e loro – Bene bene, allora voi ecstasy, voi fumo, voi coca. Costa tutto poco poco. oppure: - Bene bene allora voi sega, culo, figa costa tutto poco poco.
Una reputazione d’oro, mi verrebbe da dire.
Comunque sia, la birreria si riempì in poco tempo, c’erano molte tavolate di giovani come noi. Probabilmente anche loro in gita. Dopo il quarto boccale Frank si alzò e puntò un tavolo, urlò qualcosa in un inglese incomprensibile e si lanciò ad angelo sul tavolone. Lo si sentì ridere al di sopra del rumore dei boccali che andavano in mille pezzi. Sanguinava dalle braccia, fortunatamente i tagli erano tutti lievi così, dopo aver subìto la sfuriata del padrone, esserci messi in ginocchio pregandolo di non chiamare la polizia e dopo aver pulito tutto quel casino, tornammo in hotel. Non riuscimmo a non complimentarci con Frank per l’originale follia di quel gesto.
La cosa passò di bocca in bocca più veloce del vento e il nostro compagno si trovò in men che non si dica a rapporto dai professori. Ci raccontò che si scusò con loro per il suo comportamento, disse che non l’avrebbe più fatto e che era solo lo sfogo di un adolescente. Non disse però del peso che sua madre gli metteva addosso, sua madre che voleva un figlio modello. Scolpito da lei nel marmo della vita, scolpito per realizzare ciò che lei non aveva potuto fare. Frank portava quella croce. Quotidianamente. Ora voleva liberarsene, voleva gettarla, se possibile bruciarla.
Finì la gita e, nel giro di due mesi, ci fu l’esame di maturità. Frank fu l’unico in tutta la scuola a prendere 100 su 100.
Il giorno seguente rubò la macchina ai suoi e s’imbarcò sul primo traghetto per la Spagna. Mi pare di vederlo: l’espressione per metà incupita e per metà splendente di luce: il sapore della libertà.

Tramite ex compagni ancora in contatto con lui, si è venuto a sapere, a distanza di quasi otto anni che Frank è un abituale consumatore di droghe. Si è venuti a sapere che minaccia alcuni colleghi di lavoro e ruba auto, che si è ricoperto di tatuaggi e che non torna più a casa dal giorno in cui è partito.
Così, io dico: Salute e lunga vita a te, Frank.
Ma soprattutto: Lasciate danzare la vostra ombra e qualche volta giocate con lei prima che lei giochi con voi.

venerdì 8 gennaio 2010

Franco Battiato - Live in Baghdad

L'altra sera si parlava di questo video.
Eccolo. Baghdad 1992. Battiato che canta L'Ombra della Luce in Arabo.
Il testo è tratto dal Libro Tibetano dei Morti.
Tante lingue, un unico Dio.
Grazie Franco.
Eccelso.
Divino.

Questo è il testo in Italiano:
Difendimi dalle forze contrarie,
la notte, nel sonno, quando non sono cosciente,
quando il mio percorso, si fa incerto,
E non abbandonarmi mai...
Non mi abbandonare mai!
Riportami nelle zone più alte
in uno dei tuoi regni di quiete:
E' tempo di lasciare questo ciclo di vite.
E non mi abbandonare mai,,.
Non mi abbandonare mai!
Perchè, le gioie del più profondo affetto
o dei più lievi aneliti del cuore
sono solo l'ombra della luce,
Ricordami, come sono infelice
lontano dalle tue leggi;
come non sprecare il tempo che mi rimane.
E non abbandonarmi mai...
Non mi abbandonare mai!
Perchè, la pace che ho sentito in certi monasteri,
o la vibrante intesa di tutti i sensi in festa,
sono solo l'ombra della luce,


lunedì 4 gennaio 2010

Vagabonding - L'arte di girare il mondo.


Innanzitutto Buon Anno a tutti.
Il tempo corre e io sono qua a postare un libro meraviglioso. Utile e spiazzante, più che altro.
Rolf Potts è dal 1994 che gira il mondo con lo zaino in spalla, lavorando qua e là e aggiustandosi da solo in ogni cosa.
Da queste sue esperienze nasce questo libro, pieno di consigli, link, suggerimenti e citazioni per chi volesse intraprendere un Viaggio. Un Viaggio Vero. Con le due "v" maiuscole, appunto. Non per forza un Viaggio lungo una vita, magari anche solo due settimane, tre, un mese. Ma l'autore ci sprona a viaggiare sul serio, a immergerci nei luoghi e nella gente che ci ospita. Ci spinge oltre, ci guida oltre la porta del turismo mordi e fuggi, sempre più lontano dal viaggio vero e proprio. Un turismo di massa che sta appiattendo tutto, che fa si che in ogni parte del mondo il turista-prototipo possa sentirsi a proprio agio. Per chi ha voglia di fare esperienze un pò diverse e magari avventurose, questo libro potrebbe essere un buon punto di partenza.
L'autore usa spesso aforismi o semplici frasi di Whitman, Thoreau, Chatwin e altri. Ciò garantisce a tutte le nostre teste bacate che l'uomo, da sempre, ha bisogno di andare, di scoprire, di sbagliare, di meravigliarsi. Questo libro, e non solo, gridano vendetta, a noi che spesso amiamo assopirci.
Quindi, ragazzoni/e vi consiglio vivamente questa lettura, ma poi, fate lo zaino e iniziate il vostro viaggio.

Pace.

Link al sito e blog dell'autore: http://www.vagablogging.net/